Una foto o un ricordo hanno un potere enorme: quello di rendere il momento immortale. Il calcio così come la vita ne è pieno, miracoli sportivi, giocatori da record, gol che hanno qualcosa di così straordinario da essere riportato a chi è venuto, o verrà dopo. “Di padre in figlio” in una concatenazione che innesca un ciclo biancoceleste senza fine.

Non importa ove questi ricordi vivano nel tempo, se negli annali o nel passato più recente, sono date e nomi a far la storia che poi il tifoso racconterà.

Siamo alla partita più sentita dell’intero campionato, il derby di Roma e proprio in questo clima le immagini bussano  alla mente attraverso quegli uomini che hanno reso gloriosa la Lazio, che ne hanno scritto i capitoli. Quel pensiero si fa strada ed inizio così a sfogliare un album pieno di immagini e nomi.

Il viale dei ricordi inizia partendo da molto lontano, nell’essenza stessa che racchiude la frase “di padre in figlio” perchè tanti, come me, lo hanno sentito raccontare, lo hanno visto nei filmati in bianco e nero, nelle fotografie, ma non lo hanno vissuto. Parlo di Lazio e subito un nome: Giorgio Chinaglia. Sono passati tanti anni da quel 1974, da quell’indice alzato sotto la Curva Sud. Gesto che racchiude in sè tutta la lazialità, gesto che ha un non so che quasi romanzesco, figlio di  un guizzo bambinesco forse e di quella strafottenza biancoceleste che mai nessuno osò prima. Fotografia indelebile, immortale. Tramandato di padre in figlio, uomo, eroe, cannoniere, laziale: Long John!

Un altro “uomo derby” non poteva che essere colui che chiamavamo il re: Beppe Signori. Ora, io non voglio fare la laziale, nè parlare di record del capitano altrui, ma se Totti in più di vent’anni ha realizzato 11 gol nella stracittadina ed è considerato “leggenda”, allora bisogna anche parlare del nostro Re Beppe Gol! Totti da record? Signori in 5 anni bucò la porta giallorossa per ben 7 volte. Il loro incubo, la loro Waterloo. Che si tengano la loro leggenda, noi abbiamo quella vera! Ed in questo c’è tutta la mia lazialità, il mio essere tifosa lo ammetto, ma dopotutto sono meri numeri, mera statistica che nulla ha di emotivo o di parte! Carta canta e basta!

Facciamo un altro salto temporale ed arriviamo ad una data che nessuno dimenticherà mai e nessuna rivincita avrà mai. Bastano queste parole: 26, maggio, Lulic, 71. Il capitolo forse più importante nella nostra storia, “ciò che fai in vita echeggerà nell’eternità”, negli spalti dell’Olimpico, quando i cugini mai voluti magari vinceranno, ma di derby ce n’è solo uno. E l’uomo che rese questo possibile, che rese immortale la foto di quella Coppa la cielo, di Petkovic allenatore pescato da non si sa quale cantone svizzero, l’uomo che più di tutti ha volato vicino al sole è Senad Lulic. Criticato a volte, “scarparo” definito da qualcuno, permettetemi di dire che per me quella maglia numero 19 resterà solamente leggenda qualsiasi cosa succeda e che mai esisterà, per me, “uomo derby” più grande di lui. Ed in questo vi è tutto il mio “grazie Senad” perchè ci hai reso indiscutibilemente i padroni di Roma e non solo quelli che vi ci sono nati prima!! Ora finalmente nostro capitano!

Andiamo ai ricordi più recenti ed è il caso di dirlo:”te l’ho rialzata in faccia”. Derby che vale la finale di Coppa Italia, ancora una volta Lazio e Roma a contendersi l’orgoglio faccia a faccia. Stavolta il merito è per due dei nostri: Milinkovic-Savic e Ciro Immobile, come in una fotografia postata nuovamente, trainano la Lazio sia all’andata che al ritorno. Semifinale che ha portato poi al primo trionfo stagionale e di mister Inzaghi, la Supercoppa alzata al cielo.

E’ aria di derby che è come il Natale, lo senti da prima e dopo il ricordo degli uomini, voglio ricordare le parole dedicandole ai cugini mai voluti: ” Mentre noi facevamo le coreografie, voi dovevate ancora nascere!

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